Rapporto Proteinuria / Creatinuria

Nei casi in cui esiste la necessità di quantificare l'escrezione urinaria delle proteine, il metodo “gold standard” prevede la raccolta delle proteine sulle 24 ore. Una volta misurata la concentrazione totale delle proteine si può quantificare la loro escrezione rapportandola al peso in kg, per ottenere un valore in mg/kg.

Anche se si tratta di un metodo molto semplice, accurato e preciso, è del tutto inapplicabile nella pratica clinica veterinaria quotidiana, dal momento che richiede una cateterizzazione costante dell'animale e la sua costrizione in una gabbia.


Fortunatamente, in ambulatorio e nella routine quotidiana, è possibile aggirare questo problema misurando le proteine su un singolo campione di urina, prelevato in un momento qualsiasi della giornata, grazie alla sua standardizzazione con la creatinina escreta nel medesimo campione.

Dal momento che sia la quantità di creatinina, che la quantità di proteine escrete, dipendono dalla velocità di filtrazione glomerulare e quindi dal volume urinario, è possibile rapportarle tra loro ed ottenere un valore assoluto che quantifichi la loro relazione e quindi stimare se l'escrezione urinaria sia fisiologica od al di sopra della norma.


Diversi lavori scientifici hanno dimostrato come questo rapporto non risenta del tipo di raccolta che può essere effettuata per minzione, cateterizzazione o cistocentesi. Ugualmente non ha importanza l'ora del giorno in cui avviene la raccolta. Nei gatti maschi invece il rapporto tende ad avere un valore lievemente più alto rispetto alle femmine, probabilmente a causa del maggior contenuto fisiologico in proteine specifiche legate alla marcatura territoriale.


Si tratta quindi di uno strumento efficace per la valutazione della proteinuria, che presenta però alcuni aspetti critici che potrebbero comportare diagnosi falsamente positive. Il primo elemento da considerare è che il test misura tutte le proteine presenti nell'urina, indipendentemente dalla loro origine. Quindi anche proteine che si originano dalle vie urinarie possono venire erroneamente valutate come di origine renale; in particolare, in presenza di emazie o di leucociti, il computo totale delle proteine sale e il valore ottenuto può facilmente divenire patologico. E' importante quindi eseguire il test insieme ad una valutazione urinaria completa in modo da evidenziare la presenza di un “sedimento attivo” che potrebbe influire sulla diagnosi.


Poiché l'urina è un campione estremamente sensibile alle condizioni di conservazione, anche la presenza di batteri potrebbe influire sul risultato finale; se il campione viene conservato a temperatura ambiente, i batteri possono metabolizzare la creatinina presente nell'urina, alterando così il rapporto in favore delle proteine, generando un risultato falsamente positivo. E' quindi importante conservare le urine refrigerate fino alla consegna in laboratorio, per evitare al massimo la proliferazione batterica. Non è consigliato congelarle invece; durante lo scongelamento molte cellule del sedimento, fisiologicamente presenti, potrebbero rompersi, liberando i loro contenuti proteici ed aumentando così la quota di proteine post-renali che vengono misurate.


Per aumentare l'accuratezza della misurazione, alcuni autori raccomandano di prelevare tre campioni di urina durante la giornate e di effettuare la misurazione considerando la media dei risultati ottenuti. La procedura può anche essere eseguita semplicemente mescolando i tre campioni ed eseguendo una misurazione unica.


L'interpretazione dei risultati si basa soltanto sulla valutazione del rapporto. I singoli valori di proteinuria e di creatinuria non hanno importanza pratica ed il valore del rapporto non ha unità di misura, in quanto si tratta di un valore assoluto.

Il risultato è quindi espresso come:

Pur essendo un parametro molto chiaro ed affidabile per la distinzione dei soggetti sani da quelli con patologie renali, il rapporto pu/cu potrebbe non essere per monitorare la progressione dello stadio patologico negli animali domestici. In altri termini l'aggravarsi della patologia renale potrebbe non essere associato ad un aumento del rilascio di proteine nelle urine. Non sono stati effettuati studi clinici esaustivi sull'argomento, pertanto si raccomanda di utilizzare questo parametro con cautela in animali noti nefropatici, e di utilizzarlo soprattutto per individuare gli animali malati.

In conclusione:

  • Il rapporto Proteine urinarie / Creatinina urinaria è utile e pratico per la diagnosi di proteinuria associata a nefropatie negli animali domestici
  • Prelevare (minzione spontanea, cateterismo o cistocentesi) almeno 5 ml di urine e conservarle refrigerate (importante). Richiedere anche una analisi completa delle urine per escludere falsi positivi dovuti alla presenza di sedimento attivo.
  • Possibile effettuare più prelievi e mescolare i campioni per ottenere un valore “medio”
  • Ai fini della diagnosi valutare esclusivamente il valore assoluto del rapporto.